A_america latina

In America Latina: siamo andati al di sopra dei 4.000 metri del sud andino del Perù visitando Arequipa, Puno, Lago Titicaca, Cojata, Cusco, Machu Picchu, Abancay, Huacullo, Totora Oropesa e tanti altri posti ancora.
A questa altitudine vivono le alpaca e gli altri camelidi sudamericani insieme ai loro pastori. Le uniche attività svolte dagli abitanti sono la pastorizia o il lavoro in miniera. Da qualche anno organizziamo dei viaggi di conoscenza e incontro con questo mondo. Durante il viaggio, accompagnati da Sixto Flores e Juan Portada, abbiamo incontrato varie comunità e associazioni di alpaqueros che ci hanno mostrato i segreti dell’allevamento, della tosatura e del processo di classificazione e trasformazione della fibra di alpaca. Abbiamo visitato alcuni dei principali luoghi dell’Impero Inca e della successiva Conquista spagnola e i più fortunati hanno potuto spingersi all’interno della foresta Amazzonica nella Riserva Naturale del Manu…

IA_african Africa: siamo andati in Mozambico e abbiamo visitato Pemba, Ilha de Moçambique, l’antica capitale portoghese, l’arcipelago di Bazaruto e la sua meravigliosa barriera corallina, Tete e la moderna Maputo costeggiando l’oceano pacifico e la savana dell’entroterra. 

 

A_europe

In Europa: abbiamo organizzato ogni anno un viaggio della memoria in Bosnia ripercorrendo le tappe più significative del conflitto e promuovendo la conoscenza del paese e delle sue più belle città.

 

  • mulheres_new-1
  • mulheres_new-2
  • mulheres_new-3

Bosnia – Breve reportage di viaggio

Il 7 luglio è tutto pronto per la partenza per la Bosnia. Il Direttore, alias Andrea, si mette al volante e ha inizio.
Leggi l’articolo con le immagini.

Appena arrivati la prima visita è quella alle famiglie alluvionate. Grazie ad una collaborazione con Topeer, un’associazione locale con sedea Doboj, lo scorso anno ISCOS E.R. e l’associazione Mirni Most di Guastalla (RE) hanno portato aiuti di emergenza alle famiglie colpite dall’alluvione del maggio 2014. Sono stati acquistati beni di prima necessità come cibo, stufe, frigoriferi ed elettrodomestici. Oggi, un anno dopo, siamo tornati a visitare le famiglie che hanno beneficiato degli aiuti, ricevendo in cambio molti sorrisi, calorose strette di mano, un grazie sincero e anche un paio di bottiglie di grappa locale.

Il primo degli otto compagni di viaggio è Aziz Sadid che si presenta in un breve video, in diretta dalla fattoria sociale di Lotos (Zenica), e ci racconta perchè ha deciso di venire in Bosnia con ISCOS E.R.
Riuscirà un sindacalista a presentarsi in soli trenta secondi?
video-Aziz-2
Guarda il video su FB.

Il 9 luglio ha luogo l’incontro alla Bilioteca pubblica di Kakanj, dove ISCOS insieme alla Fondacjia Cure ha avviato un progetto di supporto scolastico per i bambini Rom. La città è infatti sede di una comunità Rom stanziale molto numerosa, che da oltre cent’anni risiede a Kakanj ma i cui membri sono ancora discriminati. Come effetto di questa discriminazione i bambini talvolta sono esclusi dal sistema scolastico, sono ostracizzati dai compagni e quando hanno difficoltà di apprendimento sono lasciati a loro stessi poichè i gentori, spesso analfabeti, non possono aiutarli. Questo progetto ha aiutato alcuni di loro a migliorare le loro capacità di leggere e scrivere, ma soprattutto gli ha dato la possibilità di frequentare la biblioteca del paese, per far sì che si sentano a casa in uno spazio pubblico. Per ringraziarci i bambini hanno cantato per noi, ci hanno detto che cosa vogliono fare da grandi, e siamo finiti persino sulla tv locale!

Lo stesso giorno abbiamo anche avuto il piacere di incontrare Jovan Divjak. Classe 1937, era colonnello quando, nel 1992, decise di lasciare l’esercito Jugoslavo e di aderire a quello Bosniaco per difendere la “sua Bosnia Erzergovina dal l’aggressione Esterna”. Nominato Generale e numero due dello Stato Maggiore Bosniaco durante la guerra del 1992-1995 , ha fondato nel 1994 l’Associazione L’Educazione Costruisce la Bosnia Erzergovina, che aiuta gli orfani di guerra e di cui è Presidente. È stato emozionante ascoltare la storia raccontata dal vivo. Foto di gruppo e selfie non potevano mancare.

Un altro importante compagno di viaggio è Antonio Campanini. Antonio, alla terza missione in Bosnia con Iscos, è ormai un habitué quale compagno di viaggio. Ma a dirla tutta, Antonio é più di tutti un habitué dei viaggi in Bosnia, ci è venuto talmente tante volte che ormai ha perso il conto. Ha iniziato con le missioni umanitarie nel 1992, durante il conflitto, e da allora non ha mai smesso di interessarsi alla situazione nei Balcani. Nel 2007 ha fondato insieme ad altri l’Associazione Mirni Most (un ponte per la pace) di cui oggi è Presidente. L’associazione al momento sostiene un progetto a Mostar e nel futuro intende collaborare con Iscos per creare progetti condivisi ed unire gli sforzi.

L’11 luglio si svolge nel cimitero di Potočari la commemorazione per le vittime del genocidio di Srebrenica. La delegazione di ISCOS si è unita a questa cerimonia per ricordare le vittime, per dimostrare solidarietà al popolo bosniaco e per accompagnare questo paese attraverso un percorso di riconciliazione che ha bisogno del supporto della comunità internazionale.

Importante: chi viene in missione con l’ISCOS sarà messo a fare anche lavori di bassa manovalanza, perchè il Direttore crede nel valore della #gavetta => Foto lavaggio auto

Le new entry di questo viaggio sono Maya e Luana. Maya lavora come psicologa presso il servizio di Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza di Reggio Emilia ed ha deciso di venire in Bosnia dopo essere già stata in Perù con un viaggio organizzato da ISCOS. Perchè in Bosnia? Perché le piace viaggiare, conoscere e capire culture diverse e perchè dopo il Perù ha visto quanta passione Andrea mette nel suo lavoro. Luana è un’amica di Maya e lavora come medico specializzato in tossicologia al Ser.T di Reggio Emilia. Ha deciso di venire in Bosnia con ISCOS perché questo paese la affascinava, vista la sua passione per i paesi dell’Est Europa, e per conoscere meglio una realtà sociale che con un viaggio si ha l’occasione di vedere un po’ più da vicino.

Dopo l’ultimo saluto a Mostar ci si prepara per il viaggio di ritorno ed il rientro in ufficio. Al prossimo viaggio!


Mozambico – Mal D’AfricaKivuli Film in viaggio

Quando pensi all’Africa la mente va subito ai problemi di questo tormentato continente, tutto è influenzato da ciò che noi europei vediamo nei telegiornali o nei vari mass media.

Anche per me è stato lo stesso, è normale pensare, quando vai in un posto lontano e sperduto, con lingue e usanze diverse, se incontrerai dei pericoli, se accadrà qualcosa, se andrà tutto bene, insomma se sei al sicuro o se ti senti pronto e adeguato. Adeguato perché questo viaggio non è il solito viaggio che programmi in un villaggio vacanze o in un paradiso naturalistico, dove la cosa di cui ti preoccupi, è che tutto sia conforme alle tue abitudini e che tutto rispecchi le tue aspettative e standard di vita, insomma, soprattutto per noi italiani, ritrovare un pezzo di casa nel mondo.

Questo viaggio non è cosi, non può e non deve essere cosi, si scontra con i tuoi preconcetti e punti di vista, mette mano ai sentimenti, esalta le qualità a partire da quelle fondamentali dell’umiltà e della pazienza, che in Africa sono importanti e diventano valori. Valori che qui impari a riassaporare e che rimettono nella giusta prospettiva la visione della vita e delle persone, cosa che spesso perdiamo come riferimento, completamente persi nella nostra frenetica esistenza dove tutto è edulcorato pulito sintetico o addirittura finto.

Appena atterri in Africa tutto cambia, a partire dagli odori di terra e di natura, alla temperatura calda e avvolgente che ti riporta con i piedi per terra dopo che, per un attimo, hai volato con la mente su desideri e aspettative, che arrivano fino a farti sentire potente e indispensabile, un sentimento tipico dell’esplorazione coloniale, spesso comune a noi europei, che consideriamo questo continente una terra da scoprire da aiutare ed educare, ma purtroppo anche da usare e sfruttare. La realtà Africana appare subito in tutta la sua interezza, lontana anni luce da quello che vivi ogni giorno, da come sei abituato a comportarti e relazionarti con le persone, tutto appare sotto un’altra prospettiva più vera dove le differenze si appianano. Il Mozambico fin da subito ti colpisce, è un paese meraviglioso che ti porta a vedere tutto sotto un’altra luce, ti rapisce e ti colpisce al cuore ti fortifica e ti fa sentire vivo.

In Mozambico le contraddizioni sono ovunque, si vede bene l’influenza delle multinazionali sullo stile di vita delle persone, dove si evidenziano tutte le storture di un “progresso” forzato e velocizzato in un contesto che rimane prevalentemente rurale e tribale, contrasto molto chiaro soprattutto nelle città dove la bellezza l’ordine e la pulizia non sono certo una qualità. Questo è il contrasto che appare subito molto evidente, lo scontro tra una meravigliosa e poderosa natura, e tutte le storture che l’uomo è capace di inserire in un rapporto che non ha più nulla a che vedere con l’armonia, ma che si scontra con la necessità di sopravvivere, con la sete e la fame, ma anche con le esigenze di un progresso forzato che lacerano la terra e le menti delle persone, che però rimangono quasi tutte inermi e attonite in balia degli eventi, pensando all’oggi, interessate più a trovare il pasto per la giornata piuttosto che pensare al futuro.

Infatti, come spesso accade in Africa, le decisioni importanti sono prese da poche persone, che in logica tribale non pensano quasi per nulla, nonostante le retoriche politiche, alle persone al popolo o più in generale al bene comune del paese. Per questo, la cosa che più mi ha colpito è il ruolo sociale riservato alle donne e la considerazione dei bambini, entrambi fonte di vita e di futuro che in questo paese, e più in generale in Africa, non sono valorizzati come dovrebbero, relegati ai margini della gestione della società, evidenziandone una struttura prevalentemente oligarca e maschilista.

Il Mozambico ha però un anticorpo formidabile rappresentato dall’ottimismo e dalla gioia innata delle persone, uno speciale antidoto che è in grado di far superare tutte le difficoltà e che viene trasmesso a tutti quelli che vi entrano in contatto, accentuando le proprie percezioni positive, regalo molto raro, tipico di chi affronta la vita con un sorriso e con la gioia d vivere. Le persone sono buone e pacifiche, si armano del sorriso, che risalta ancor di più sulle pelli nere, ti fanno stare bene, ti fanno sentire accettato, insomma, ti fanno sentire a casa.

Le contraddizioni dell’Africa sono tante ed evidenti, ma c’è anche tanta voglia di riscatto soprattutto in un paese prevalentemente rurale che si definisce in via di sviluppo e che sta affrontando la modernità dopo anni di lotte intestine e guerra civile. L’Africa ti fa riflettere su te stesso, sulle conquiste sociali, industriali e tecnologiche che spesso per noi sono scontate e poco valorizzate, ma soprattutto ti fa riflettere sul rapporto uomo natura che qui diviene speciale quasi mistico. Un ritorno alle origini che assapori toccando la friabile terra rossa o quando di notte osservi il cielo, che nell’emisfero australe è diverso, più grande più basso dove di notte vedi le stelle che sembrano quasi a portata di mano, e hai la sensazione di poterle toccare e dove tutto appare più semplice.

I mozambicani sono cosi, semplici e trasparenti come le acque dell’oceano indiano, bianchi nell’anima come la sabbia delle spiagge, anima che la religione con i suoi estremismi non ha intaccato, dove esiste una profonda spiritualità, vissuta con semplicità senza mai un cenno alla prevaricazione o alla violenza, e questo rende questo paese fantastico, un vero esempio di convivenza pacifica tra cristiani e mussulmani.

Mal d’Africa, è una parola che spesso si sente ricordare, ma fino a quando non vieni in questo continente non puoi capire realmente cosa significhi, anche se leggi i romanzi di Karen Blixen (la mia Africa). Nell’immaginario occidentale tutto appare lontano, sentimentale e romanzato, ma solo quando sei qui respiri e vedi la maestosità della natura ti rendi conto di quanto sia meraviglioso e contraddittorio questo paese che crea un legame indissolubile con l’anima di chi ha avuto la fortuna di viverlo realmente e profondamente, senza filtri e scontati cliché. Per noi occidentali esistono fondamentalmente due tipi di mal d’Africa, quello dove da uomo bianco ti senti migliore superiore dove la considerazione di se e l’autostima si sviluppano al massimo rendendo spesso difficile un nuovo confronto con la nostra realtà, e uno più intimo più legato alle origini, dove riscopri te stesso in un rapporto con la natura dove riscopri la vera essenza tra uomo e natura e tra valori e sentimenti.

Beh, senza dubbio posso dire, con questo fantastico viaggio, di aver contratto il secondo tipo di mal’Africa….infatti, non vedo l’ora di poterci ritornare.

Lorenzo Zoli

Leggi anche